Giro Mab Unesco nel Gemonese

Le amministrazioni di Gemona del Friuli e Artegna vi propongono questo percorso che vi farà scoprire l'hub ciclabile del gemonese composto dalle prinipali direttrici regionali (FVG1, 3, 6 e 10) collegato tra di loro da una rete di ciclabili e strade a basso traffico. Un percorso alla scoperta del MAB Unesco Alpi Giulie Italiane, dove uomo e natura trovano il perfetto equilibrio nell'armonia dell'esistere, in un profondo legame tra passato e presente.
Il percorso si svolge su facili strade sterrate, ciclabili su sede propria e strade a basso traffico, adatto a tutti i tipi di bicicletta. Non annovera pendenze particolarmente importanti a parte una cinquantina di metri per salire al castello di Artegna.
Consiglio dell'autore
Tipo di strada
Consigli e raccomandazioni aggiuntive
Gemona del Friuli
Solamente attraversando l'abitato gemonese lungo l’arteria principale del centro storico, quanto vi accompagna soddisfa l’occhio e immerge nell’atmosfera cittadina: accolti da Porta Udine, con il Leone di San Marco a ricordare la dominazione veneziana, subito noterete il terrapieno del Duomo, su cui si innalza la chiesa romanico-gotica orgoglio della città. Subito di fronte al duomo sorge palazzo Gurisatti, sede della Cineteca del Friuli che ospita anche l’emeroteca. Proseguendo lungo la suggestiva via Bini si incontra casa D’Aronco, che diede i natali al celebre architetto; palazzo Elti, sede del museo Civico che conserva le opere d’arte recuperate dalle chiese di Beata Vergine delle Grazie e di San Giovanni, rase al suolo dal sisma; e infine il cinquecentesco Palazzo Boton, sede del Municipio.
Lungo vari tratti della via è visibile pure la mole del Castello, ai cui giardini è gradevole salire tramite una scalinata deviando dal percorso, come è interessante visitare tutte le molteplici attrattive della città: dal Santuario di Sant’Antonio da Padova, che ospita ai piani inferiori anche il museo Renato Raffaelli, al museo della Pieve, che conserva il Tesoro del duomo e il registro battesimale più antico del mondo, risalente al 1379; dalla mostra fotografica permanente sul terremoto nel porticato di via Bini fino alla chiesa della Madonna delle Grazie, ricostruita a rudere.
Glemona, Osopo e Artemia vengono ricordate da Paolo Diacono in un famoso passo della Historia Langobardorum tra le città fortificate in cui si rifugiarono i Longobardi durante l’invasione degli Avari.
Fiume Tagliamento
Il Tagliamento è il “Re dei fiumi alpini”, il più importante del Friuli, che attraversa tutta la regione per 178 km. Non ci si sorprende che, con queste dimensioni, nel corso dei secoli abbia costituito il principale asse di comunicazione fra il cuore delle Alpi e l’alto Adriatico. È tra i pochissimi fiumi in Europa a non aver subito opere di modifica con sbarramenti o deviazioni artificiali del suo corso che l’abbiano alterato in modo sostanziale, e conserva quasi intatto il suo assetto morfologico originario “a canali intrecciati”: è ricordato anche come l’ultimo fiume europeo a carattere torrentizio, ed è proprio questo aspetto che lo rende davvero spettacolare e imperdibile da fotografare, con scatti di paesaggio che rubano l’occhio. Dopo ogni piena il Tagliamento è solito rinnovare i suoi rami, i quali poi si intersecano definendo nuovi e tortuosi meandri nei depositi ghiaiosi e tra le sabbie alluvionali: il suo tratto più integro e più suggestivo dal punto di vista paesaggistico si individua sul medio corso, dove la vita trova modo di sbizzarrirsi in molteplici forme. Nelle anse del fiume nidificano numerose specie protette di volatili, e ai suoi margini si sono accasati salici, ontani, olivelli spinosi, ginepri e ornielli a formare le tipiche boscaglie riparali.
Opere di presa sul Tagliamento
La presa sul Tagliamento convoglia principalmente l’acqua del fiume nel canale Ledra-Tagliamento che garantisce l’irrigazione di una porzione importante dell’Alta pianura friulana. Il secondo canale in cui le acque vengono incanalate è invece la Roggia Plovia. Quando il Tagliamento è in piena, il corso dell’acqua a livello delle opere regala uno spettacolo impressionante.
Osoppo e il forte
Dominata dai profili delle Prealpi Carniche e Giulie, a nord dell’anfiteatro morenico sulla riva sinistra del fiume Tagliamento sorge Osoppo, menzionata per la prima volta in “Vita di san Martino” di Venanzio Fortunato e in seguito nella “Historia Langobardorum” di Paolo Diacono.
Il forte di Osoppo, dichiarato monumento nazionale nel 1923, è una testimonianza storica plurisecolare. Inizialmente un antico insediamento celtico, poi oppidum (piazzaforte) romana, dopo il 1420 divenne punto nevralgico della difesa dello “stato di terra” della Serenissima. Fu strenuamente difesa contro gli imperiali da Gerolamo Savorgnan nel 1514. Occupato poi dai francesi nel 1797 e nel 1848, ha assunto importanza anche durante il primo conflitto mondiale poiché inserito nel sistema difensivo dell’Alto Tagliamento-val Fella. Ancora oggi si possono distinguere i differenti sistemi difensivi sotto forma di edifici ed infrastrutture.
Dal 2014 il comune di Osoppo è noto come il “Paese delle orchidee”, poiché qui crescono e sono state censite circa 30 specie diverse di orchidee spontanee in siti facilmente accessibili. Durante il periodo di fioritura, da aprile a giugno, questi siti possono essere visitati anche con il supporto di guide botaniche, lungo tre percorsi naturalistici dedicati che partono dal colle di san Rocco, con segnaletica e pannelli esplicativi. Sul colle sorge l’omonima chiesetta risalente al XIII secolo, dove si trovano gli affreschi del Fabris e i resti di un antico romitorio. Oltre alle orchidee, a livello naturalistico nel territorio di Osoppo si ricordano: le sorgive di Bars nella zona occidentale, un’area umida di limpide acque sorgive; il bosco di Osoppo, ricco di varie specie faunistiche e collegato al centro abitato da una buona rete sentieristica; il parco del Rivellino, in cui si possono fare molte attività sportive (trekking, mountain-bike, equitazione, pesca sportiva, volo a vela).
Fiume Ledra
l fiume Ledra nasce da risorgive situate nei pressi dell’abitato di Godo a Gemona del Friuli. Durante il suo corso vi confluiscono anche le acque della Roggia di Gemona e il fiume lentamente scorre verso sud per una lunghezza totale di 45 km. Il fiume Ledra lambisce piccoli paesini e borghi raccontando la storia di questi luoghi attraverso mulini, lavatoi e diverse opere di irrigazione. Ombreggiato da salici, pioppi, ontani e olmi, è molto amato dai pescatori per la presenza di trote marmorate, trote fario e temoli pinna blu. Le risorgive sono emersioni piuttosto cospicue, e a breve distanza dalle opere di presa del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale è possibile osservare una di queste polle: l’acqua vi sgorga con portata pressoché costante, originando un rio che scorre limpido e sinuoso. All’altezza del ponte che supera il fiume Ledra si ergono i resti della vecchia centrale elettrica arteniese, realizzata nel 1911 con un efficace sistema di derivazioni e canali che alimentavano l’impianto.
Artegna
La prima cosa che si nota arrivando ad Artegna è il castello che svetta sul colle di San Martino. Dal 1389 al 1797 residenza dei nobili Savorgnan della Bandiera, in origine fu castrum romano per la sua posizione strategica e successivamente occupato in età gota e longobarda. Accanto al castello sorge la duecentesca chiesetta di San Martino, che conserva gli affreschi risalenti alla prima metà del XVI secolo realizzati dall’artista friulano di origini bavaresi Gian Paolo Thanner, e il campanile eretto nel ‘600. Il colle mostra ancora evidenti impronte di fossili risalenti a 50 milioni di anni fa. È inoltre presente l'ottocentesca chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente, mentre alle pendici del monte Faeit si trova l’antica chiesa di Santo Stefano in Clama, che conserva frammenti di affreschi dell’XI secolo e alcune pietre decorate di età longobarda o carolingia.
L’area si sviluppa in particolare lungo le propaggini meridionali del monte Cuarnan e lungo quelle occidentali del monte Faeit. Le origini di Artegna si ritrovano in età preistorica e ospitò un insediamento celtico. Ad Artegna sono note le risorgive (tulins), nell’area conosciuta come i palus, ubicata essenzialmente nella parte sud-occidentale della pianura alluvionale del territorio comunale. Nel processo di ricostruzione successivo al sisma del 1976, Artegna ha saputo recuperare i tratti armoniosi del suo paesaggio, ricco di prati, boschi e corsi d’acqua, a testimoniare l’uso antico di mulini, segherie o semplici lavatoi pubblici (lavios), ridando vita anche alle architetture rurali nei borghi che circondano il centro e in particolare agli edifici sul colle. È anche famosa per la perizia dei suoi norcini, che ogni anno a fine novembre si ritrovano in festa.
Torrente Orvenco
Il torrente Orvenco nasce da alcune sorgenti sul versante meridionale del Monte Cuarnan e scorre dando vita a rapide, pozze smeraldine e cascate, in particolare le spettacolari cascate del Tulin e la Turbine. Lungo il percorso del torrente furono realizzate in passato diverse opere di presa delle quali è ancora possibile vedere i ruderi e le tracce. Un’escursione tra i boschi e le cascate lungo il torrente diventa un’immersione nella natura e moltissimi sono anche gli spunti storici, paesaggistici, architettonici legati alle tradizioni del territorio, tutte da scoprire. Su una rupe che domina la forra dell’Orvenco si ergeva il Castello di Ravistagno, costruito nel Duecento dai Rabenstein, nobili di origine tedesca, poi passato ai conti di Prampero. Dopo un paio di secoli rimasero solo le mura, che i terremoti contribuirono a far crollare. Attualmente sono in corso interventi di recupero e restauro al fine di valorizzare il sito da un punto di vista storico e archeologico ed esaltare le peculiarità del contesto ambientale circostante. L’Orvenco, che con i suoi sedimenti ha contribuito alla formazione della piana, in superficie scorre solo occasionalmente, a causa delle numerose perdite in subalveo. Il fiume è tributario del Ledra, accanto al quale scorre per parte del proprio percorso.
Fontana di Silans
Conosciuta fin dall’epoca romana come punto di ristoro e sosta lungo la via Concordia che si congiungeva con la via Julia Augusta, la fontana di Silans (ad Silanos) è menzionata nella Tabula Peutingeriana (intorno al IV sec.) conservata a Vienna. È un luogo molto amato dai gemonesi per dissetarsi alla sua fresca fonte all’ombra degli alberi.
Partenza
Arrivo
Direzioni da seguire
Nota
Mezzi pubblici
Raggiungibile con mezzi pubblici
È possibile arrivare a Gemona con il treno; la stazione ferroviaria è servita da Trenitalia, Micotra e dallo storico treno a vapore. I trail possono essere raggiunti grazie alle ciclabili cittadine. Tutti partono in prossimità del centro storico dove si trovano colonnine per la ricarica e riparazione delle biciclette, box e lavaggio sempre a disposizione dei ciclisti. Tutti i percorsi dedicati alla mtb partono dall'Associazione sportiva e ricreativa L’A.S.eR.Come arrivare
Gemona si trova in una posizione particolarmente fortunata anche per quanto riguarda le vie di comunicazione, infatti è possibile raggiungere la città in svariati modi tradizionali quali:
IN TRENO
Stazione FS di Gemona del Friuli
IN AUTO
Autostrada A23 casello Gemona/Osoppo - Strada statale Pontebbana
IN AEREO
Aereoporto di Trieste
IN BICICLETTA
Ciclabili Alpe Adria (FVG1) - Pedemontana (FVG3) - Tagliamento (FVG6)
A PIEDI
Attraverso il Cammino di San'Antonio
Attraverso il Parco Trail che collega la cittadina alla vicina Austria - Hermagor
IN KAJAK
Fiume Tagliamento per gli appassionati di kajak estremo
Dove parcheggiare
Santuario di Sant'Antonio - Gemona del Friuli
Coordinate: 46.27752341010777, 13.13600059810949
Coordinate
Attrezzatura
Mtb, gravel e bici da turismio
Statistiche
- Waypoint
- Waypoint
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